Terzo paesaggio

Hypericum perforatum

L’iperico, conosciuto anche come erba di San Giovanni, è una pianta dai caratteristici fiori gialli, che raccolta nella notte del 24 giugno, giorno di San Giovanni, sprigionerebbe secondo le leggende poteri magici, rivelandosi utile per difendersi dalle malattie e dagli spiriti maligni. In passato i contadini lo coltivavano spesso vicino a casa o ne appendevano piccoli mazzi su porte e finestre, a mo’ di amuleti, e veniva collocato anche nelle stalle per proteggere il bestiame.

Daucus carota

La carota selvatica, il cui nome botanico è “Daucus Carota”, è un’erba spontanea che cresce nei prati, ai margini dei sentieri, negli incolti e lungo i bordi stradali. Il suo nome deriva da due termini greci: “dakkos” che sta ad indicare che la specie era impiegata a scopo medicinale in tutta l’antica Grecia, e dal termine “daio” che significa “irritazione”.

Questa pianta è nota anche come “Merletto della regina Anna” perché l’infiorescenza ricorda appunto un merletto. Sono stati gli inglesi a darle questo nome.

La leggenda narra di una giovane regina Anna che era un’esperta tessitrice di merletti; un giorno mentre cuciva si punse ed una goccia di sangue cadde sul pizzo che stava lavorando macchiandolo irrimediabilmente. L’infiorescenza della carota selvatica ne serba il ricordo: al centro del fiore c’è una piccola macchiolina rossa.

Foeniculum vulgaris

Foeniculum vulgaris è il nome originario del finocchio, nativo nell'area mediterranea. Il nome deriva dal latino foeniculum, diminutivo di foenum, “fieno" ciò per indicare una pianta dalle foglie sottili come il fieno.
La storia del finocchio è molto antica. Tutto ebbe inizio nella pianura di Maratona, località della Grecia che fu teatro della famosa battaglia che vide affrontarsi Ateniesi e Persiani, dove in origine il finocchio cresceva spontaneo. Secondo un’antica leggenda greca, infatti, il soldato ateniese Filippide attraversò correndo il campo di Marathon, lungo ben 42 km, per annunciare ai suoi concittadini la vittoria sugli spartani.


Cakile maritima
Piccola e tenace, il ravastrello delle spiagge cresce dove la terra incontra il mare.Pianta erbacea annuale, alta appena 10-30 centimetri, si distende con fusti sottili, ora prostrati, ora pronti a sollevarsi verso la luce.
Le sue foglie, carnose e incise fino alla nervatura, sembrano scolpite dal vento: lobi irregolari come dita che cercano appigli nella sabbia. Dai suoi steli nascono racemi di fiori delicati, appena un centimetro di diametro, con quattro petali a forma di spatola, colorati di un rosa pallido come l’alba che bagna le rive.
Il frutto, una siliqua lunga e sottile, richiama la forma antica di una freccia: promessa di nuovi viaggi sulla brezza marina. Il ravastrello abita la prima linea della spiaggia, lì dove le onde lasciano frammenti di vita, custodendo la memoria del mare. È tra i primi a colonizzare il confine tra acqua e sabbia, testimone silenzioso dei ritmi eterni della costa.



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